LINOSA A PIEDI
Per fare il giro dell’isola a piedi s’impiegano un paio di ore ed è utile ricordare di
portare una bottiglia d’acqua fresca in quanto fuori dal paese non ci sono punti di
ristoro e in estate mettere una crema protettiva perché il sole può diventare
particolarmente cocente. Indossate un cappello, le scarpe più comode che avete,
(meglio da trekking e comunque con la suola in gomma) e via alla conquista dell’isola.
Si può cominciare l’escursione percorrendo i sentieri che conducono fino alla cima dei
tre principali rilievi vulcanici dell'isola. La più classica delle passeggiate è quella verso
Monte Vulcano (195 m) punta estrema di un vulcano ormai spento dalla cui sommità si
gode il magnifico panorama di gran parte dell’isola e nelle giornate di Libeccio, si
arriva addirittura a scorgere Lampedusa.
C’è anche il Monte Rosso (186 mt.), sulla cui cima si trova una postazione di vedetta e
l'interno del suo cratere è ricoperto da coltivazioni. Il Monte Nero (107 mt), è il meno
alto dei tre. Esso è raggiungibile attraverso un percorso un po’ impervio. Poco
distante si scorge anche il Craterino o Vulcanello alto 50 mt. e con un diametro di 70
mt. è il più giovane cratere di Linosa. Spostandosi verso la parte più interna e centrale
dell'isola, una zona particolarmente ben riparata dai venti, si raggiunge la cosiddetta
Fossa del Cappellano, che altro non è che il cratere più antico dell’isola. Proseguendo
nuovamente verso il mare si raggiunge la località detta dei Faraglioni, luogo questo
particolarmente suggestivo. Lungo la strada è possibile vedere le cisterne per la
raccolta dell’acqua piovana costruite dai romani. Proseguendo e superando il faro, si
raggiunge Cala Mannarazza e la zona Grotte. Queste sono delle ampie cavità naturali
che furono le dimore dei primi coloni quando sbarcarono sull’isola e che funsero da
ricovero durante la seconda guerra mondiale. A cinque minuti dalle Grotte si può
raggiungere “U Gibbiuni” (termine che in dialetto siciliano significa grande cisterna).
Costruito nel 1931 era una sorta di grande vasca dove veniva raccolta l’acqua piovana
e avrebbe dovuto risolvere il problema idrico del tempo. Poco più in basso sono
visibili le vasche di prelevamento dell’acqua. Ritornando indietro è possibile
raggiungere Cala Pozzolana di Ponente, con la particolarissima spiaggia nera e dove
le tartarughe “Caretta caretta” vengono a depositare le loro uova. Il nome deriva dal
materiale vulcanico ora non più utilizzato che una volta miscelato alla calce veniva
usato dai linosani nell’edilizia. Una semplice immersione in questo luogo da la
sensazione di fare il bagno come in un immenso acquario dall’acqua trasparentissima
e piena di ogni specie di una fauna marina. Andando un po’ più giù in immersione, a 12
mt. è possibile vedere anche una statua della Madonna col Bambino posta a
protezione dei sub. Da Cala Pozzolana il rientro in centro è abbastanza breve.